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Ostia ponente, barriere frangivento per impedire l'erosione

Basterebbe, infatti, un’efficace barriera frangivento che dovrebbe essere costituita da reti di altezza fino ad 1,50 con maglia da 1-2 mm, sostenute da paletti o telai in legno posizionati lontano dalla riva, con elementi orientati secondo direzione dei venti

printDi :: 24 maggio 2020 18:22
Ostia ponente, barriere frangivento per impedire l'erosione

(AGR) “I lavori di manutenzione eseguiti sugli arenili incrementano ad Ostia ponente il rischio di erosione, in aumento su tale tratto di litorale già notevolmente compromesso – esordisce la Dott.ssa Ilaria Falconi Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo - L’erosione, infatti, è maggiormente concentrata nelle vicinanze della foce del Tevere a causa del trasporto solido divergente, della notevole riduzione del trasporto torbido annuo e della messa in opera delle strutture di difesa costiera distaccate emergenti (realizzate negli anni ’70 e ‘80), in corrispondenza della foce, che ha, inoltre, spostato l’erosione verso le spiagge limitrofe, soprattutto verso la costa compresa tra il Pontile della Vittoria ed il Canale dei Pescatori”.

La dott.ssa Ilaria Falconi del Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale lancia, dunque l’allarme e fa capire che quanto stanno facendo i tecnici del X Municipio rappresenta un grave errore sul piano della difesa ambientale e che potrebbe incrementare il processo erosivo anche su questo tratto di costa.

 
“In tale tratto – spiega - l’intervento riguardante l’abbassamento del livello della sabbia a ridosso del muretto incrementa le perdite di sedimento dal sistema spiaggia in quanto modifica ed altera il profilo morfologico. Il problema della sabbia depositata sulla strada a causa del trasporto eolico può essere facilmente risolto utilizzando delle barriere frangivento. Tali barriere rappresentano un ottimo metodo per limitare la perdita di sabbia dalle spiagge.

Un’efficace barriera frangivento dovrebbe essere costituita da reti plastiche di altezza di 1 - 1.5 metri con maglia da 1 - 2 mm, sostenute da paletti o telai in legno, o altro materiale idoneo, posizionate il più possibile lontano dalla riva, con elementi orientati opportunamente secondo la direzione dei venti dominanti.

Tali strutture possono portare in breve alla formazione di una duna simmetrica di diverse decine di centimetri in altezza e di alcuni metri di larghezza alla base, in relazione alle condizioni di vento, alla presenza di sabbia ed alla forma data alla barriera. L’opzione può risultare efficace anche su spiagge di limitata ampiezza (ad esempio 40 metri complessivi) sempre in relazione alle condizioni locali.

Le opere sopra descritte possono essere realizzate anche con materiali biodegradabili, quali legno, stuoie di canne, corda di canapa, bioreti, ecc.. Infine, le barriere frangivento possono essere utilizzate anche nelle spiagge situate in ambienti antropici. Inoltre, in passato, sul lungomare di Ostia Ponente sono state posizionate al di sotto delle barriere artificiali soffolte dei sacchetti riempiti con sabbia o, eventualmente, con altro materiale inerte.

L’azione turbolenta del moto ondoso che s’infrange sulla barriera ha determinato due principali fenomeni: il dislocamento dei massi esterni durante le mareggiate più intense e lo sprofondamento della base nel sedime sabbioso.  Tutto ciò ha fatto si che, nel tempo, tali sacchetti siano stati depositati sulla battigia. Pertanto, i lavori di manutenzione eseguiti in questi giorni sull’arenile, oltre ad incrementare il rischio di erosione su tale tratto di litorale già notevolmente compromesso, determinano un danno ambientale in quanto i sacchetti giunti sulla battiglia non sono stati rimossi ma coperti da ingenti quantità di sabbia.

Da un’Amministrazione che fa del “plastic free” il suo cavallo di battaglia avrei auspicato la rimozione dei sacchetti piuttosto che la loro copertura, che determinerà inquinamento ambientale della matrice con il conseguente bioaccumulo nella rete trofica”.

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