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Roma, vendeva mascherine prive di certificazione, denunciato

A Casal Bertone la polizia ha individuato un minimarket che pubblicizzava la vendita di mascherine che alla verifica degli agenti sono risultate non in regola con la certificazione sanitaria. Arrestato bengalese per maltrattamenti in famiglia

printDi :: 06 aprile 2020 14:52
Roma, vendeva mascherine prive di certificazione

Roma, vendeva mascherine prive di certificazione

(AGR) Minimarket per stranieri vendeva mascherine chirurgiche prove della necessaria certificazione. Nella tarda mattinata di ieri, infatti, nell’ambito dei controlli svolti per la verifica del rispetto delle prescrizioni previste dal Decreto Legge sul Covid 19, gli agenti del commissariato Sant’Ippolito, diretto dal dott. Robeto Cioppa, hanno notato che un piccolo market della zona di Casalbertone esponeva sulla porta un cartello riguardante la vendita di mascherine chirurgiche.

I poliziotti sono quindi entrati nel negozio ed hanno trovato, sotto il monitor della cassa, una scatola di cartone con scritte cinesi contenente mascherine di tipo chirurgico,  vendute a euro 2.50 ciascuna. Gli investigatori hanno inoltre trovato, sul retro del negozio, un secondo contenitore e vari blister sigillati contenenti ulteriori mascherine mancanti sia del prezzo che di certificazione italiana.

 
Alla richiesta dei poliziotti sulla provenienza della merce il negoziante, 23enne bengalese, ha dichiarato di aver acquistato le mascherine, tramite un contatto cinese, per un valore totale di Euro 2000 e ad un  prezzo di euro 0.72 per articolo. Il materiale è stato sequestrato e il bengalese denunciato all’Autorità Giudiziaria.

A Primavalle. La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 44enne bengalese per maltrattamenti in famiglia. Una cittadina del Bangladesh, da diversi anni in Italia, si era presentata presso il commissariato Primavalle, diretto da Tiziana Lorenzo, denunciando maltrattamenti fisici e psicologici subiti da lei e dalla figlioletta di 7 anni, all'interno delle mura domestiche, ad opera del marito U.M, 44enne e anch'egli cittadino del Bangladesh.

Nel racconto la donna ha riferito di essere stata costretta a subire, ad opera del coniuge, aggressioni verbali e fisiche fin dalla loro convivenza in Bangladesh. Giunti in Italia l'uomo l’ha privata di ogni libertà di movimento oltre le mura domestiche, arrivando a vietarle di frequentare anche una scuola di italiano, per poi insultarla e aggredirla fisicamente con ogni pretesto. La vittima  è stata oggetto di vessazioni sin da quando era in stato di gravidanza tanto che, al terzo mese, è stata presa a calci e colpita anche sulla pancia, con il rischio di abortire. Le violenze fisiche e morali sono state reiterate sulla donna anche alla presenza della figlia minore, con insulti e umiliazioni che l’hanno totalmente svilita e una continua richiesta da parte dell'uomo del denaro guadagnato con duro lavoro dalla donna.  L'uomo, inoltre, ha costretto la moglie a compiere rapporti sessuali completi con lui, anche in presenza della loro bambina che, molto spesso, si è ritrovata ad essere insultata insieme alla madre. Le indagini del Commissariato, coordinate dalla Procura di Roma, hanno ricostruito le continue violenze subite dalla donna mettendo in luce le gravi responsabilità dell’uomo, il quale, lo scorso 3 aprile, per decisione del GIP, è stato arrestato e condotto a Regina Coeli.

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