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VERDI DANSE, ANCORA UN GRANDE SPETTACOLO AL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA

print16 aprile 2014 18:10
VERDI DANSE, ANCORA UN GRANDE SPETTACOLO  AL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA
(AGR) Grande spettacolo questo “Verdi Danse” che ieri sera ha debuttato al Teatro dell’Opera di Roma e che resterà in scena purtroppo soltanto fino a sabato prossimo (con orario 18 invece di 20). Di Verdi ci si fa sempre un’idea molto seriosa, ma la sua musica è sempre presente nella giornata dei danzatori italiani. Ed è proprio da questo spunto che Micha Van Hoecke, coreografo del balletto e Direttore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera, si è ispirato per questa sua nuova e geniale creazione. Dare corpo alla musica di Verdi, questa era l’intenzione di Van Hoecke e il risultato è stato davvero sorprendente. Il sipario si apre su un fondale in cui il viso bonario e solenne del nostro Giuseppe Verdi è replicato all’infinito, in tanti colori, come un dipinto di Andy Warhol, tanto per sottolineare che Verdi è ormai entrato nella leggenda. Un ragazzo che potrebbe essere Verdi (“ma forse no” afferma il coreografo, lasciando alla libera interpretazione di ognuno) entra in scena e incontra dei musicanti. La scena è il Don Carlos, protagonisti Marianna Suriano e Claudio Cocino (poi Erika Gaudenzi e il giovanissimo ballerino lettone Timofei Andrijasenko, nelle serate del 17 e 18 aprile). Presenti i grandi temi verdiani, la difficoltà di amare, il rapporto difficile tra padri e figli, la nostalgia e l’assenza. Poi, sull’ouverture de I Masnadieri e sullo sfondo della Jeune Chanteuse di Dègas, ecco il danzatore francese Denys Ganio, primo Maitre de Ballet del Teatro dell’Opera, un possibile Verdi che rivive le perdite della sua vita. Ed ecco il Macbeth, in cui Alessandra Amato (poi infortunata e sostituita nella seconda parte) è una straordinaria Ecate, la dea della notte. E’ una danza di samurai su cui incombe una gigantesca luna nera, in una coreografia ispirata al medioevo giapponese, è il male, il mistero, in suggestioni visive e vibrazioni musicali che arrivano dirette ad ogni singolo spettatore. Poi ecco che Verdi scopre Parigi e allora le ballerine di Dègas prendono vita. Le vediamo che provano alla sbarra, ripetendo i loro jetèès e rond de jambes, con gli aerei tutù, si asciugano il sudore e allacciano il nastro rosa di una scarpetta da punta, con la musica più gioiosa che racconta lo spirito del tempo, è gioia di vivere, ma è presente anche un’atmosfera di attesa. E’ come spiare una classe di danza, ed è il primo ballerino del Teatro dell’Opera, Manuel Parrucini, che ne è il protagonista maschile. Nella seconda parte dello spettacolo c’è un’atmosfera dionisiaca. Si assiste alle danze scatenate dei Vespri Siciliani con il balletto delle Quattro Stagioni, dove tutto contribuisce alla Bellezza pura: la scenografia (del grande Carlo Savi), la deliziosa étoile Gaia Straccamore che ieri sera ha duettato con Alessandro Macario (si alterneranno con Roberta Paparella e Alessio Rezza nelle serate del 17 e 18 aprile), la grazia, la forza e la freschezza dei ragazzi del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera, perfetti e accordati proprio come gli strumenti degli ottanta elementi dell’orchestra mirabilmente diretta da David Garforth e, non ultimi, i costumi di Anna Biagiotti. E’ un peccato, lo ripetiamo, che Verdi Danse resti in scena per così poco tempo, sicuramente meriterebbe altre serate.

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