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Nel libro di Leonardo Ragozzino : "Tutto cambia" l'anima racconta un viaggio nei ricordi, nuova riscoperta dell'esistenza

Leonardo Ragozzino: Il romanzo nasce dal “satori”,ovvero da un momento di illuminazione, quando si ha una capacità di analisi relativa alle cose, ai dettagli, ai sentimenti. Uno sguardo rinnovato, che abbraccia le sfumature, i chiaroscuri dell'essere.

printDi :: 23 settembre 2021 14:51
Leonardo Ragozzino

Leonardo Ragozzino

(AGR) di Ginevra Amadio

Insegnante di inglese e operatore culturale, Leonardo Ragozzino pubblica un’opera stratificata, segnata da falde che impongono un’interpretazione molteplice, legata al senso del tempo, alla ricostruzione della memoria. “Tutto cambia. Il setaccio dell’anima” (Horti di Giano, 2021) è infatti il racconto di un’esperienza, il ‘segno’ di una letteratura sintonizzata sui tempi dello spirito, tramata di inedita vitalità. Costeggiando le zone dell’autobiografia, l’autore sottopone il testo a una serie di ‘costrizioni’, alle regole dettate dal genere saggistico, dall’indagine antropologica. Le vicende si dipanano tra Napoli e Roma, in un viaggio nei ricordi che è continua ri-scoperta. Ne emerge un amore per l’esistenza – al di là del bene e del male – un’ansia di coinvolgimento alla causa dell’uomo.

 
Partiamo dalla più ovvia delle curiosità. Come nasce “Tutto cambia. Il setaccio dell’anima”?

“Mi sono sempre occupato di formazione; il mio background professionale mi ha portato a essere autore di manuali, storyboard, piccoli saggi. Ho lavorato in Olivetti e sono un anglista, pertanto l’innesto di temi scientifici e letterari è stato quasi naturale. Tutto questo affiora nella scrittura, che è frutto dell’esperienza intellettuale e umana.

Il romanzo nasce dal “satori”, come afferma il Buddhismo tibetano, ovvero da un momento di illuminazione, quando si ha una capacità di analisi relativa alle cose, ai dettagli, ai sentimenti. Uno sguardo rinnovato, che abbraccia le sfumature, i chiaroscuri dell’essere e del mondo. Ciò è andato a incrociarsi con l’alterazione dello stato fisico, giacché il momento di stesura ha coinciso con alcuni problemi di salute che mi hanno tuttavia concesso di ascoltarmi, di concentrarmi su quanto è attorno a noi. Gli elementi sono affiorati in maniera quasi carsica, sino a diventare il fulcro del testo, la sua stessa anima”.

In questo senso, “Tutto cambia” è un romanzo carnale, intriso di gesti, umori che sembrano suggerire la fisicità del racconto.

“È così, mi fa piacere che sia stato percepito. Il testo è un caleidoscopio di percezioni, di cose venute a galla che si sono poi riconnesse. L’urgenza del narrare ha dato fluidità alla scrittura, che appare diretta e, credo, mai artefatta”.

Indagine socio-antropologica, autobiografia, rievocazione storica. Il libro mostra, ancora una volta, come il meglio della letteratura risieda in zone di confine. A cosa si deva la scelta di questa forma ibrida?

“Tra i miei autori di riferimento c’è Paul Watzlawick, che ha scritto “Change”, un testo fondamentale sul cambiamento. E ancora Gregory Bateson, tutti studiosi che approfondiscono il tema della complessità mediante cui osservare – e comprendere – gli elementi che costituiscono la realtà. Da qui la necessità di attingere ai loro studi, di elaborare un ibridismo strutturato e, al tempo, semplice. Tutti i dati riescono a interagire fra loro, non subiscono forzature che possano condannarli alla ‘difficoltà’, ad apparire respingenti”.

“Tutto cambia” è anche un flusso memoriale, il racconto di una vita che si nutre di scambi, incontri, elaborazione del vissuto. C’è qualche immagine a cui sei più legato, una traccia che condensa la tua esperienza?

“Io preferisco non anticipare, non dire nulla che possa ‘condizionare’ la lettura. È proprio la molteplicità la forza del testo. Si tratta inoltre di un romanzo mai autoreferente, perché le voci che lo animano si moltiplicano, si rincorrono. Ognuna ha il suo spazio. La pluralità dei sentimenti si sposa con la polifonia di senso, allontanando il rischio del ripiegamento che è proprio di certa autobiografia. Il motore primario è stata la voglia di comunicazione, di entrare in empatia con le persone e con i luoghi”.

Ho l’impressione che né i personaggi né gli spazi fisici prevalgano gli uni sugli altri, come fossero tasselli di un mosaico perfetto, armonico.

“Proprio così, non ci sono elementi ingombranti perché ogni dato, ogni luogo si armonizza con il contorno, è parte di una storia più grande e intima”.

Napoli, Ostia, le tue città del cuore, madre e balia dell’esistenza. C’è qualcosa che le lega?

“Per me è fondamentale l’orizzonte. Quando sono partito da Napoli per venire a Roma cercavo questo, la possibilità di vedere sempre la linea di separazione (e congiunzione) tra mare e cielo. Quando ho iniziato a vivere a Ostia mi sono innamorato della sua anima, dell’aria che si respira. È stato come entrare in comunicazione con lo spirito del luogo, trasferendovi quel senso di appartenenza tipico di noi napoletani. Si tratta di linee simpatiche, che anche dal punto di vista storico hanno una ragion d’essere: Ostia è stata l’emporio dell’Urbe dopo Pompei, Enea partì dalla zona flegrea per arrivare sul litorale di Roma, a Lavinium, non troppo distante da qui. Ci sono delle contaminazioni che io ho sentito, e se il cordone ombelicale con Napoli non si è mai spezzato Ostia ora è parte del mio cuore”.

Questo è anche un libro sulle contraddizioni del nostro tempo, sull’incontro-scontro con una realtà difficile, oggi segnata dall’emergenza sanitaria. Quale messaggio può scaturirne?

“Non è un romanzo didascalico, ma quel che vi alberga è un messaggio di resilienza, di speranza. Il titolo “Tutto cambia” rivela un intento quasi ‘eracliteo’, il bisogno di mettersi in discussione e affrontare il mondo. C’è anche un senso di ironia, l’idea che occorra saper ridere per fare i conti con la realtà del quotidiano, con le sfide che esso ci offre. In alcuni capitoli racconto aspetti minimi, all’apparenza insignificanti, che però hanno a che fare con la nostra vita. Così è per gli aspetti ‘magici’, che mirano a rievocare la patina di straordinarietà che accompagna le azioni, il vivere giorno per giorno

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