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Fiavet Lazio, il MIBACT guarda solo alla cultura e allo spettacolo

Dura presa di posizione di Ernesto Mazzi, presidente della Fiavet: il ministro Franceschini si è dimenticato del settore turistico il più danneggato dall'attuale fase emergenziale. Per aiutare le aziende, basterebbe restituire quanto anticipato dagli operatori

printDi :: 24 aprile 2020 16:09
Fiavet Lazio, il MIBACT guarda solo alla cultura e allo spettacolo

Fiavet Lazio, il MIBACT guarda solo alla cultura e allo spettacolo

(AGR) “Una cosa è certa: superato questo momento (se mai si riuscirà), il primo obiettivo di tutte le categorie direttamente o indirettamente coinvolte, dovrà essere quello di puntare a cambiare l’attuale paradigma, puntando su una governance unitaria che guardi al ripristino nell’ordinamento statale di un Ministero del Turismo autonomo, con un proprio portafoglio, rappresentativo di tutte le istanze che pervengono da chi questo settore lo vive quotidianamente”. A dichiararlo è il Presidente di Fiavet Lazio, Ernesto Mazzi, dopo aver ascoltato nei giorni scorsi l’audizione in Parlamento del Ministro Dario Franceschini il quale, prima si adira contro le opposizioni che chiedevano un decreto ad hoc per il turismo, rispondendo che “le risposte non le dò con le interviste, le dichiarazioni e le promesse, ma con le norme e le risorse”, e poi annuncia una serie di misure/proposte per la cultura e il terzo settore quali, ad esempio il Fondo Unico per lo Spettacolo e una tax credit erogata integralmente anche senza rispettare i parametri previsti (tipo numero serate…..); proposte per il settore del libro e dei musei; misure straordinarie di 130 milioni di euro per il cinema e lo spettacolo; un provvedimento già firmato per un fondo di  20 milioni di euro per la danza, la musica, i circhi e i festival esclusi dal FUS ed un altro, da firmare, per 13 milioni di euro per diritto autore, per musicisti, artisti sotto un certo reddito. In pratica ha nominato tutte quelle professioni coinvolte nelle attività di cultura e spettacolo, ma neppure una per le categorie e le attività direttamente connesse al settore del turismo.

Mi chiedo: possiamo continuare a farci rappresentare da un Ministro/Dicastero che vede il nostro settore, capace di generare il 13% del Pil nazionale (12% del Lazio) ed occupare 4,2 milioni di addetti, da chi sostiene (queste le sue parole) che “lo stato di crisi di un settore è uno strumento che si utilizza quando un settore va in crisi in una situazione di ordinarietà. In questo caso tutta l’Italia è in stato di crisi e le misure che stiamo adottando sono tutte in deroga perché siamo in uno stato di emergenza generale. Alle imprese del settore turismo non interessa né la dichiarazione simbolica dello stato di crisi né il decreto del turismo ad hoc. Gli interessano le norme, le risorse e il modo di agevolare concretamente le loro difficoltà”.                                                                              

 
  “Caro Ministro, aggiunge Mazzi, è quello che stiamo aspettando da quasi due mesi, senza che nessuno ci dia delle risposte certe. E’ stato annunciato il via libera ai voucher, con i quali rimborsare sia i viaggiatori sia i vettori o gli alberghi, tutelando tutta la filiera e, nel decreto Cura Italia, è stata estesa la cassa integrazione in deroga agli operatori del turismo, ma di tutto questo non abbiamo visto ancora nulla. Più volte è stato rappresentato che per aiutare le aziende tangibilmente, basterebbe restituire quanto anticipato dagli operatori per la biglietteria museale statale, ma ci è stato risposto che se si facesse questo si incorerebbe in un danno erariale. Ma allora, ci spieghi, On. Ministro, perché se questo lo fa un privato diventa appropriazione indebita ed illecito arricchimento? La verità è una: ancora una volta siamo di fronte ad una situazione che se non fosse tragica, sarebbe paradossale. Ma ancora più grave è constatare come, in un momento di estremo bisogno, non si riesca a tutelare neppure uno dei comparti vitali dell’economia nazionale. Probabilmente non si tratta soltanto di cattiva volontà, quanto piuttosto di incompetenza”. 

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